Nel film ad un certo punto Mebratù lascia Asmara con la sua scimmia e il suo cane a bordo del tipico carrettino per andare a Massaua dove, insieme a Speedy e la sua banda, cercheranno di raggiungere l'isola del tesoro. Ecco qui un descrizione del tipo di carrettino di cui si parla
CARRETTI E CUSCINETTI A SFERE ...
Appariva dietro una curva, in discesa, sull’Asmara-Massaua, all’improvviso, lanciatissimo, lo “Schumacher” dell’altopiano, accovacciato sul suo traballante bolide, fatto di cuscinetti a sfera, quattro assi ed una cordicella fatiscente che fungeva da sterzo, il tutto tenuto insieme Dio solo sa come.
E, ogni volta, alla brusca sterzata e frenata di mio padre, seguiva la sua colorita imprecazione, sbottata con voce baritonale, ma subito smorzata e ridotta ad un mormorio indistinto, raggelata sul nascere dall’occhiataccia e dal monito severo di mia madre, “c’è la bambina!”.
Ma io, volutamente ignara del breve scambio di battute tra i miei genitori, stavo accovacciata, col naso incollato al vetro posteriore della vettura, a seguire la carambolesca discesa, affascinata, quasi ipnotizzata dalla velocità e destrezza del corridore in erba.
Questi, espressione concentrata, occhi strizzati contro il vento, narici dilatate, scendeva a rotta di collo, sfiorando il ciglio dei burroni, incosciente o incurante, con sulle labbra tirate un misto tra sorriso e ghigno di sfida all’ignoto. Lo seguivo, allungando il collo, per quanto me lo consentivano curve e tornanti; trattenevo il respiro all’apparire di improvvisi sbuffi di polvere, sollevati dal cuscinetto a sfera esterno quando, in curva, sfiorava il terriccio oltre l’asfalto, così vicino al vuoto…al nulla!
E quando, alla fine, lo perdevo di vista, ci rimanevo male, come se gli avessi fatto un torto: quello di non poterlo attendere al traguardo, per applaudirlo come si fa con i campioni veri.
Provavo anche una punta di invidia per la sua esuberanza, per l’esaltazione e la felicità che sprigionava. Avrei voluto anch’io imparare a pilotare quel trabiccolo semovente, per provare la stessa ebbrezza; avrei voluto farmi insegnare i trucchi del mestiere per assaporare le stesse emozioni …e forse, così, carpire il suo segreto: l’essere felice con poco, molto poco.
Elvira Romano
(maggio 2003)